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Congregazione di carità di Norcia, Norcia (Perugia), 1860 - 1937

  • Ente
  • Estremi cronologici: 1860 - 1937
  • Intestazioni:
    Congregazione di carità di Norcia, Norcia (Perugia), 1860 - 1937
  • Altre denominazioni: Congregazione di carità di Norcia
  • La Congregazione di nomina commissariale.
    Dopo l'annessione dell'Umbria al Regno d'Italia, il regio commissario straordinario marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, grazie ai poteri che la sua carica gli conferiva, sottrasse all'autorità e al controllo delle gerarchie ecclesiastiche il vasto arcipelago degli Istituti di assistenza e beneficenza esistenti.
    Con il decreto n. 100 del 29 ottobre 1860, furono sciolti i "pii istituti" e fu costituita in ogni comune la Congregazione di carità, cui fu affidata l'amministrazione delle Opere pie; il 26 dicembre dello stesso anno il Pepoli abrogò la precedente disposizione ed applicò alla Provincia dell'Umbria la legge del Regno di Sardegna del 20 novembre 1859 sulle opere pie, in base alla quale s'istituirono le Congregazioni di carità definite commissariali (1).
    A Norcia l'insediamento della Congregazione avvenne il 20 dicembre 1860, negli uffici del vice-commissario circondariale avvocato Carlo Galli (2).
    Dal 24 febbraio al 7 settembre 1861 le riunioni si svolsero nel Palazzo comunale, sotto la presidenza del sindaco Ignazio Argentieri, nei primi mesi dell'anno successivo in via Umberto I, nella residenza del presidente marchese Benedetto Cipriani; dal maggio 1862 nella sede destinata agli "Uffici di Segreteria e Contabilità della Congregazione di carità di Norcia", in piazza Vittorio Emanuele (l'attuale Piazza S. Benedetto) n. 308. Negli anni seguenti, le sedi di riunione furono al n. 1 di via Renzi e nei locali del Monte di pietà.
    La Congregazione di nomina comunale.
    La legge del 3 agosto 1862 e il relativo Regolamento del 27 novembre fissarono poi in maniera organica la normativa nazionale in materia di Opere pie, istituendo le Congregazioni di carità di elezione comunale, che progressivamente andarono a sostituire quelle di nomina commissariale.
    Questo passaggio è testimoniato anche a Norcia: il 4 gennaio 1863 il consiglio comunale costituì la "nuova" Congregazione di carità, eleggendo come presidente il marchese Benedetto Cipriani e come membri il conte Filippo Battaglia, Luigi Teci, Gioacchino Paris, Giuseppe Argentieri (3).
    Il 23 gennaio, in ottemperanza all'articolo 64 del sopraddetto Regolamento e dietro sollecitazione della Prefettura della Provincia dell'Umbria, i neoeletti presentarono al consiglio stesso un "Memoriale" (4) (d'ora in poi citato nel testo come "Memoriale 1863") sulle Opere pie da amministrare, per ciascuna delle quali si faceva una breve storia istituzionale e si descriveva la situazione finanziaria, corredata da una valutazione sulle riforme da applicare per una migliore conduzione amministrativa; a conclusione, si proponeva che, "per ragioni evidentissime di economia", si costituisse un'unica amministrazione per tutti gli Istituti, i quali avrebbero così avuto una sede comune, un solo economo e un solo tesoriere, con una sensibile diminuzione delle spese (5).
    Il consiglio comunale, dopo la lettura del "Memoriale 1863", deliberò di riunire sotto l'amministrazione della Congregazione l'Orfanotrofio femminile Renzi, il Monte di pietà, l'Ospedale civile; decise inoltre di presentare istanza alla Deputazione provinciale per aggregare anche il Monte frumentario, che pure non rientrava nella tipologia delle Opere pie indicate nell'articolo 2 del Regolamento (6).
    A distanza di un anno, fu ufficializzato da regi decreti il concentramento degli Istituti Orfanotrofio Renzi (7), Ospedale civile (8), Monte di pietà (9), ai quali si aggiunse, dopo qualche mese, l'Asilo di infanzia, inaugurato nel dicembre 1863 (10), e infine, nel 1867, il Monte frumentario comunale di Norcia (11). Agli inizi del secolo successivo furono concentrati il Monte frumentario del Santissimo Sacramento di Campi e il Lascito Fusconi, rispettivamente nel 1905 e nel 1935.
    Struttura e organizzazione interna.
    La Congregazione di carità di Norcia era costituita da un presidente e da quattro membri. Secondo lo statuto organico del 23 settembre 1865, ratificato l'anno successivo dal r. d. 23 settembre 1866, era suo compito provvedere al miglior andamento delle Opere pie, formulare i singoli regolamenti ed assicurarne l'osservanza, provvedere alla formazione e revisione degli inventari, deliberare i bilanci e i conti annuali; nominare e revocare gli impiegati e i salariati, stipulando con essi le rispettive convenzioni; delegare, ove fosse opportuno, uno o più amministratori per rappresentare la Congregazione nella stipula di atti pubblici; deliberare su tutti gli atti che riflettevano la gestione delle Opere pie.
    L'organico dell'Ente e la sua organizzazione interna si possono desumere dal "Regolamento speciale per il personale stipendiato dalla Congregazione di carità", che fu adottato in esecuzione dell'art. 31 della legge 17 luglio 1890. L'ufficio amministrativo era composto da un segretario capo, un applicato, un tesoriere ed un bidello-portiere. Il Monte di pietà aveva fra gli impiegati un conservatore dei pegni, uno stimatore di gioie, oro, argento, ferro e rame, un perito della pannina; l'Ospedale civile due suore, un infermiere, un'infermiera ed un barbiere; il Monte frumentario un montista, un misuratore del grano ed un paleggiatore; l'Orfanotrofio Renzi un cappellano, cinque suore, una servente interna ed una servente esterna, un agente di campagna; l'Asilo infantile, infine, aveva tre maestre, una suora economa addetta anche all'orto e due inservienti.
    La figura centrale dell'amministrazione generale della Congregazione di carità era il segretario capo: a lui spettava la responsabilità della segreteria, il controllo della contabilità e la corretta tenuta dell'archivio.
    Un tesoriere aveva il compito della registrazione delle entrate e delle uscite e la responsabilità dell'esattezza delle operazioni contabili.
    Un economo si occupava dell'amministrazione interna dell'Orfanotrofio e dell'Ospedale, provvedeva alla manutenzione ordinaria dei fabbricati di tutti gli Istituti, sia che fossero adibiti ad uso interno sia che fossero affittati, di tutti i generi usati, del vitto e del combustibile dei due Istituti sopraddetti; rendicontava, alla fine di ciascun mese, le entrate e le spese complessive e teneva i registri di carico e scarico dei generi, provvedendo alla vendita di quelli in sopravanzo.
    Tra le figure di impiegati, descritte nella pianta organica della Congregazione, c'era il conservatore dei pegni che, oltre a incombenze di carattere pratico come la conservazione delle chiavi del Monte, di tutti gli scaffali destinati a contenere gli oggetti preziosi e della cassaforte, firmava, unitamente al direttore annuale, ai periti e al segretario contabile, il giornale del movimento dei pegni alla fine di ogni mese. Insieme all'applicato contabile, che le redigeva, siglava poi le bollette, pagava l'ammontare delle medesime ed incassava le somme provenienti dalla riscossione e dai relativi interessi. Quando la sua carica cessava, doveva consegnare tutti i pegni al nuovo conservatore.
    Altro impiegato era il montista preposto all'andamento interno del Monte frumentario, che doveva versare mensilmente al tesoriere tutte le somme riscosse per gli interessi sulle prestanze e promuovere gli atti coattivi contro i morosi. Pertanto teneva un registro generale delle prestanze, dove annotava il numero d'ordine, il cognome e nome del debitore e la sua sicurtà, la quantità del grano, la data della prestanza e della restituzione e l'ammontare degli interessi annuali da dare al Monte. Aveva anche l'obbligo di far "paleggiare" il grano, perché non si ammuffisse, almeno una volta al mese, a seconda delle stagioni, ed era responsabile di eventuali mancanze o danneggiamenti.
    Nell'Ospedale civile, tra gli altri, era previsto un prete, per la celebrazione delle messe nelle feste riconosciute e per i moribondi.
    Tutti gli impiegati erano pagati secondo quanto stabilito dal regolamento.
    Le attività dell'Ente e delle Opere pie da esso amministrate erano, come si è visto, ordinate da statuti e da regolamenti, le cui caratteristiche peculiari furono precisate dagli organi centrali e periferici dello Stato con circolari esplicative, come, ad esempio, quella della Prefettura dell'Umbria, n. 1035 del 1° ottobre 1868: "Di due specie statuti vi sono, come è noto, per le Opere Pie: quelli che ne stabiliscono l'organismo, ossia danno loro corpo, moto e struttura; e quelli che provvedono a semplici servizi di amministrazione e di esecuzione. Si nomano i primi Statuti organici e sono approvati dall'Autorità Sovrana; si dicono i secondi regolamenti di amministrazione e di servizio interno, e per questi basta l'approvazione dell'Autorità tutoria".
    Il primo periodo di attività istituzionale.
    Nel periodo iniziale la Congregazione ebbe una vita piuttosto travagliata, tanto che le autorità competenti ne decretarono lo scioglimento ben due volte nello spazio di cinque anni: nel 1866, a causa dei disordini generati dalla cattiva conduzione dell'Orfanotrofio Renzi, fu surrogata da una "Amministrazione temporanea delle Opere pie" (12), e affidata allo stesso presidente marchese Cipriani (13), fino al gennaio del 1869; di lì a poco, nell'agosto del 1870 (14), sempre per problemi di gestione, l'amministrazione fu affidata al delegato straordinario di nomina prefettizia Alberto Simonetti (15), che la resse fino al gennaio dell'anno successivo.
    Un altro momento problematico si visse tra gli anni '84 e '85: il 28 marzo 1884 il consiglio d'amministrazione esaminò la questione del debito risultante a carico dell'ex tesoriere Pietro Colantoni alla chiusura dei conti dell'anno 1873, ammontante a lire 10.904 (avanzo di cassa) e spettante all'amministrazione del Monte frumentario. Una sentenza del Tribunale di Spoleto del 19 settembre 1876 aveva condannato il Colantoni al pagamento del debito. A conclusione della riunione, il consiglio dichiarò che non era esigibile il credito dal Colantoni e incaricò il presidente Filippo Cionci di sottoporre la decisione all'approvazione della Deputazione provinciale.
    Il 25 giugno successivo il sottoprefetto di Spoleto respinse la deliberazione, due giorni dopo il prefetto dell'Umbria sospese dalle funzioni il presidente e ordinò che l'ufficio fosse consegnato al "deputato anziano" marchese Benedetto Cipriani; contro il Cionci s'iniziò un procedimento penale per appropriazione indebita.
    A distanza di pochi mesi, il 5 ottobre, la Congregazione fu di nuovo sciolta; per il riassetto dell'amministrazione, fu inviato il regio delegato straordinario Orsino Orsini, la cui gestione si protrasse fino all'aprile 1895.
    Legge 17 giugno 1890: le Istituzioni pubbliche di beneficenza
    Dopo quasi trent'anni la legge del 1862, ormai non più adeguata, fu sostituita da quella del 17 giugno 1890 n. 6972, che, aumentando i controlli statali, limitò l'autonomia delle Opere pie, denominate da allora Istituzioni pubbliche di beneficenza (16), e riorganizzò le Congregazioni di carità, accentrando in esse la quasi totalità dell'attività di beneficenza.
    Una delle conseguenze della nuova normativa riguardò direttamente le Confraternite, che fino allora erano rimaste autonome: anch'esse rientrarono tra gli Enti da sottoporre a trasformazione e concentramento, indipendentemente dalla loro caratterizzazione, parziale o esclusiva, come enti di culto (17). In conformità a questa normativa il prefetto dell'Umbria, nel maggio 1902, inviò a tutti presidenti delle Congregazioni di carità una circolare, con la quale li invitava all'applicazione della legge (18).
    Cominciarono quindi le indagini per stabilire quali fossero e quale attività svolgessero, nel territorio comunale di Norcia, queste associazioni laicali.
    Nel capoluogo erano presenti le Confraternite di Santa Maria degli Angeli, della Misericordia, di San Lorenzo, della Madonna di sant'Agostino, del Suffragio di San Giovanni, delle Anime purganti, del Santissimo Crocifisso, del Santissimo Sacramento.
    La Confraternita del Santissimo Sacramento esisteva ad Argentigli, Agriano, Aliena, Ancarano, Biselli, Campi, Castelluccio, Cortigno, Forsivo, Frascaro, Legogne, Nottoria, Ocricchio, Ospedaletto, Pescia, Piediripa, Savelli, Serravalle, S. Marco, S. Pellegrino, Valcaldara.
    Ad Ancarano c'era inoltre quella della Madonna della Bianca, a Campi, Valcaldara e S. Pellegrino quella del Rosario.
    Il consiglio comunale, nella seduta del 20 giugno 1904, deliberò il concentramento di tutte le Confraternite del Comune, affidando al sindaco l'esecuzione della delibera e la notifica della stessa a tutti gli interessati.
    La decisione non trovò però un'adeguata applicazione, poiché ancora quattro anni dopo, con nota del 22 gennaio 1908, il sottoprefetto del circondario di Spoleto esortò il sindaco e la Congregazione di carità di Norcia a fornire informazioni relative alle rendite di ciascuna Confraternita e ai fondi riservati agli oneri di culto.
    La Congregazione esaminò le rendite di tutte le Confraternite da concentrare, compilando un elenco dettagliato, nel quale si distingueva per ognuna la percentuale da conservare per le spese di culto e quella da destinarsi alla beneficenza; secondo questo schema, riportato nel verbale d'assemblea, il totale delle rendite ammontava a lire 5.668,26, di cui lire 3.706,18 da destinarsi alle spese di culto e lire 1.962,08 alla beneficenza (19).
    Furono inviate notifiche a tutte le Confraternite, che, non accettando la perdita dell'autonomia, si opposero in massa al provvedimento. In seguito ai ricorsi la Congregazione e il consiglio comunale decisero, tra il 1909 e il 1910, di recedere dal concentramento, adducendo come motivazione che le rendite delle Confraternite erano appena sufficienti per le attività istituzionali e non avrebbero coperto le spese di gestione amministrativa (20).
    La risoluzione non fu però approvata dalla Sottoprefettura di Spoleto, per cui il 23 marzo 1911 la Congregazione riprese ancora in esame la pratica di concentramento con l'intenzione di utilizzare, a beneficio degli inabili al lavoro, quella parte di rendite delle confraternite non destinate al culto, fondando un ricovero di mendicità (21). Il consiglio comunale si adeguò alla nuova decisione, ma la pratica non ebbe sviluppi significativi nell'immediato futuro.
    Nel 1916 due consiglieri comunali riproposero nuovamente il problema, ma, poiché i voti favorevoli furono in parità con quelli contrari, anche questa volta non si giunse ad un risultato utile (22). Nel 1919 il consiglio comunale approvò a maggioranza un ordine del giorno, con il quale si sollecitava la Congregazione di carità a dare esecuzione alle deliberazioni prese negli anni precedenti, riguardo alla trasformazione delle Compagnie laicali, poiché ne sarebbe derivato un beneficio alle classi meno abbienti (23).
    Non sembra però che l'invito abbia avuto successo, perché non c'è traccia, nell'archivio della Congregazione, di un avvenuto concentramento delle Confraternite.
    L'annosa vicenda fu conclusa, a livello nazionale, dal Concordato lateranense del 1929, che, all'art. 29, dichiarò dipendenti dall'autorità ecclesiastica e non più soggette a trasformazioni le Confraternite che all'epoca risultassero non concentrate (24).
    Soppressione della Congregazione di carità e nascita dell'Ente comunale di assistenza (ECA).
    Nel 1937 l'Ente comunale di assistenza subentrò alla Congregazione di carità di Norcia, ereditandone la sede in Via Cesare Battisti, nell'edificio del Monte di pietà, e assumendo l'amministrazione delle Opere pie Orfanotrofio Renzi, Asilo infantile, Lascito Fusconi, Ospedale civile, Monte di pietà (o Monte dei pegni).


    1) Per le vicende legislative in materia di assistenza in Umbria dopo l'Unità cfr. "Le istituzione pubbliche di assistenza e beneficenza dell'Umbria. Profili storici e censimento degli archivi", a cura di M. SQUADRONI, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio centrale per i beni archivistici, 1990, (Pubblicazione degli Archivi di Stato, Strumenti, 108), pp. 11-36. In particolare, sulla Congregazione di carità di Norcia cfr. pp. 271-274.
    2) ARCHIVIO CONGREGAZIONE DI CARITA' DI NORCIA (d'ora in poi ACCN), "Deliberazioni", reg. 6, verbale del 20 dicembre 1860, cc. 1-3.
    3) ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI NORCIA (d'ora in poi ASCN), "Deliberazioni del consiglio", reg. 2, verbale del 4 gennaio 1863, cc. 30-31.
    4) ACCN, Sez. I- Amministrazione generale, "Corrispondenza Amministrazione generale", b. 99, fasc. 3.
    5) Ibidem, "Deliberazioni", reg.6, verbale del 23 gennaio 1863, c. 163r.
    6) ASCN, "Deliberazioni del consiglio", reg. 2, verbale del 25 gennaio 1863, cc. 21-23.
    7) ACCN, Sez. I, Amministrazione generale, "Corrispondenza Amministrazione generale", b. 99, fasc. 4, r.d. 28 gennaio 1864.
    8) Ibidem, r.d. 28 gennaio 1864. L'Ospedale, detto fino ad allora "dei poveri", assunse la denominazione di 'Ospedale civile'.
    9) Ibidem, r.d. 28 gennaio 1864.
    10) Ibidem, r.d. 13 ottobre 1864.
    11) Il Monte fu concentrato con r.d. 8 settembre 1867; cfr. "Statuto organico del Monte frumentario di Norcia", Norcia, tip. Tonti, 1896, p. 5.
    12) R.d. 8 settembre 1866.
    13) ACCN, Sez. I - Amministrazione generale, "Deliberazioni", reg. 6, verbale del 30 luglio 1866, cc. 583-586.
    14) R. d. 25 agosto 1870.
    15) ACCN, sez. I - Amministrazione generale, "Deliberazioni", reg. 7, verbale del 18 settembre 1870, c. 139.
    16) Successivamente, in applicazione al r.d. 30 dicembre 1923 n. 2841, la denominazione cambierà in "Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza".
    17) La disposizione fu ulteriormente riaffermata dal r.d. 8 novembre 1901 n. 551.
    18) Circolare n. 631 del 14 maggio 1902.
    19) ACCN, Sez. I - Amministrazione generale, "Deliberazioni", reg. 13, verbale del 13 marzo 1908, pp. 366-370.
    20) Ibidem, reg. 14, verbale del 25 luglio 1909, c. 4; ASCN, "Deliberazioni del consiglio", reg. 31, verbale del 2 gennaio 1910, cc. 148v-149r.
    21) ACCN, Sez. I - Amministrazione generale, "Deliberazioni", reg. 14, verbale del 23 marzo 1911, cc. 33-34.
    22) ASCN, "Deliberazioni del consiglio", reg. 34, verbali del 19 marzo e del 13 maggio 1916, pp. 151-152; 184.
    23) Ibidem, reg. 35, verbale del 23 giugno 1919, p. 249.
    24) Legge di esecuzione 27 maggio 1929 n. 810.
  • Redazione e revisione:
    Rossetti Carlo, 15/06/1996, Ordinamento ed inventariazione